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Gestione attiva o gestione passiva?
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L’economista e premio Nobel William Sharpe ha
dimostrato come sia sciocco,
per un comune risparmiatore, affidarsi ad un gestore di fondi con la finalità di
‘battere il mercato’ e come invece sia più saggio affidarsi ai fondi indice.
Sarà molto utile approfondire
il pensiero di William Sharpe che, fra l’altro, è il pensiero di quasi tutta l’accademia,
sulla cosiddetta gestione attiva, perchè questo ci permetterà di risparmiare moltissimi
soldi che ogni anno ‘regaliamo’ all’industria del risparmio gestito.
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Gestione attiva o gestione passiva?
La quasi totalità dei fondi
italiani, dichiarano di perseguire una strategia di gestione attiva’, ma cosa significa gestione attiva’? Significa che l’obiettivo dichiarato del fondo è quello di fare
meglio della media del mercato.
A parte il fatto che da
analisi di tipo quantitativo
la quasi totallità dei fondi comuni italiani segue una politica di appiattimento
al benchmark cioè si fa pagare una gestione semi-passiva spacciandola per attiva,
ma questo è un altro discorso.
L’opposto della gestione attiva è la gestione passiva, detta anche indicizzata. Un gestore passivo
si pone l’obiettivo di fare esattamente ciò che fa il mercato e persegue questa
strategia ripartendo i propri investimenti esattamente nella misura in cui sono
ripartiti nell’intero mercato.
Se un gestore passivo, ad
esempio, ha l’obiettivo di replicare il mercato italiano, acquisterà tutti i titoli
presenti nel mercato italiano esattamente nelle proporzioni nelle quali questi titoli
sono rappresentati negli indici.
Si potrebbe pensare che
sia meglio usare la gestione attiva rispetto a quella passiva. Purtroppo non è così come ha dimostrato
il premio nobel William
Sharpe.
E’ grazie a questo errore,
incoraggiato da tutta la stampa specializzata, che le banche riescono ad intascare
enormi commissioni ogni anno.
Perchè la
gestione attiva non funziona?
La gestione attiva sarebbe
un’ottima cosa se si conoscesse il futuro. Il fatto che un titolo sia sopravvalutato,
in base a tutte le più avanzate tecniche di valutazione finanziaria, non implica
affatto che in futuro il prezzo di questo titolo sia destinato a scendere.
In pratica, il prezzo di
un’azione oggi non ha niente a che fare con il valore dell’azienda di oggi, ma
con quello che gli operatori pensano del valore futuro di quell’azienda
e il futuro,
disgraziatamente, ha molta più fantasia di noi. Così queste
previsioni, mediamente, hanno il 50% di probabilità di realizzarsi il che è esattamente
come se non si facesse nessuna previsione ma si lanciasse una monetina per decidere
se comprare o vendere. |
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lunedì 18 gennaio
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